sabato 9 aprile 2011

Manuel Marano su Repubblica.it

Dopo essere stato esposto all'interno dell'Art Gallery di Elita Sunday Park, all'inizio del mese di marzo, il progetto di Manuel Marano è stato ripreso da Repubblica.it:

http://www.repubblica.it/solidarieta/shoot4change/2011/04/08/foto/bangladesh-14659811/1/

Complimenti Manuel!



lunedì 28 febbraio 2011

ELITA SUNDAY PARK | Milano | 6 Marzo 2011

Manuel Marano
a cura di Alterarti
in occasione di ELITA SUNDAY PARK – Round #4
Milano - 6 marzo 2011



La pioggia monsonica mi affascina. I momenti che la precedono e quelli che la seguono regalano uno scenario irreale, il cielo sembra fondersi con la terra, i colori affievolirsi delicatamente. Nulla farebbe presagire un evento tanto catastrofico quanto dispensatore di vita. Lo scroscio dell'acqua invade l'udito e la vista. Discernere una figura umana diventa difficile se non impossibile. L'atto di fotografare dona le stesse sensazioni, in quegli istanti in cui non sai cosa sia realmente successo e ne hai solo una vaga idea.

La fotografia è testimone di un'intuizione: il contesto, le persone e i particolari dei visi ti riportano alla realtà e ti permettono di assaporare un momento di vita che hai vissuto solo a metà, un istante non misurabile razionalmente, un'idea che possiedi del mondo che ti circonda e che ti spinge a percorrere le strade di Dhaka, capitale del Bangladesh. Nelle principali città del paese, uno dei più poveri e popolati al mondo le condizioni di vita sono spesso molto difficili, la popolazione, pur lavorando, vive sotto il livello di povertà. Nella maggior parte dei casi si tratta di lavoro a cottimo, che coinvolge intere famiglie sia nell'industria edilizia che manifatturiera e, sebbene proibito per legge dal 1992, di sfruttamento del lavoro minorile. Anche la ricerca di materiale riciclabile nei rifiuti urbani diviene mezzo di sussistenza. (Manuel Marano)


Manuel Marano
Nato a Milano nel 1972. Dopo aver conseguito un diploma in Arti Grafiche inizia a lavorare nel campo della stampa Off-Set. Presto abbandona la grafica per lavorare come free-lance nel campo della Moda. Dal 2009 si dedica al fotogiornalismo: il suo lavoro si concentra soprattutto sulle dinamiche sociali all'interno di grandi e piccoli agglomerati, urbani e non. Sempre nel 2009 è tra i finalisti del Premio Celeste e vince il primo premio all’American Photographic Artists Awards, per la sezione Ritratti. Il suo ultimo progetto di documentazione della realta' sociale e lavorativa riguarda alcuni "gruppi umani" nella città di Dhaka, Bangladesh.


Alterarti
Alterarti è un gruppo di progettazione e diffusione di linguaggi contemporanei.
La volontà è quella di lavorare con artisti e realtà che si muovono al di fuori dei grandi circuiti dell’arte, proponendo azioni di rottura, di ricerca e denuncia.
Aperto a tutte le forme di contaminazione, indaga e cerca di raccogliere nuove figure artistiche, allo scopo di alterare le sensibilità e di rigenerare il senso critico.
Alterarti è una riflessione sul continuo progredire/regredire delle offerte culturali che ci circondano, catturando nuovi stimoli e proposte che nascono sul territorio.


Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo, 14
Milano, 20135
Ore 12.00 - 24.00
Ingresso gratuito

venerdì 18 febbraio 2011

Alterarti intervista Laura Bisotti


A: Ci racconti cosa ti ha portato a fondere diverse tecniche artistiche all’interno di un unico procedimento creativo? 
L: L’incisione perché è una tecnica - ma credo anche uno spirito - di cui, negli anni, mi sono innamorata sempre di più, in cui ritrovo un’affinità. Amo la lentezza che richiedono i suoi processi. Oggi mi rendo conto che mi ha accresciuto umanamente, mi ha insegnato il senso del tempo e dell’attesa. Le inserzioni a matita sono dovute alla necessità di trovare e trasmettere un senso di sovrapposizione e trasparenza che sveli i diversi livelli e passaggi del mio pensiero e del mio lavoro. Le parole a macchina da scrivere invece sono il bisogno di ricorrere sempre ad un elemento narrativo. La macchina perché è fredda, più pulita della mia mano e, in base al lavoro, questo contrasto può essere importante. Inoltre è una scrittura a timbro, dunque vicina all’incisione.


A: La realizzazione delle tue opere parte da un lavoro manuale, fisico, faticoso, per giungere a lavori che trasmettono un senso di instabilità e delicatezza. Ci spieghi come sei arrivata a questo tipo di approccio?
L: Credo che il contrasto tra il processo incisorio con materiali duri, faticosi da trattare e  le qualità della carta, un supporto debole e delicato, si leghino al mio modo di essere. Mi piace il passaggio, la trasformazione, il senso del nascosto che c’è nel processo incisorio.


A: Nei tuoi lavori si respira un forte senso di precarietà e indefinito, avresti voglia di approfondirne le ragioni?
L: Il senso di precarietà? Credo che in fondo non sia tanto una scelta ma un’inclinazione del mio sguardo, dunque della mia persona, del mio carattere. Fuggo da tutto quello che è gridato, dichiarato con certezza, definito e rigido; mi piace tutto ciò che si intravede, ma non è delineato. Amo la nebbia, le sfumature di grigio nel cielo d’inverno o prima della pioggia. Il grigio per me è il colore dell’umidità.


A: I tuoi lavori si compongono di piccole unità che unendosi e accostandosi le une alle altre creano l’opera finale, è una questione poetica o formale?
L: Le piccole unità che compongono l’insieme rimandano all’idea di precarietà. Sono frammenti, piccoli pensieri, appunti silenziosi, appena accennati. Direi che è una questione poetica. Indubbiamente hanno un senso anche formale che non riesco ancora a cogliere precisamente.


A: Che valore attribuisci al segno, sia da un punto di vista grafico che semiotico?
L: Il segno è il risultato della sintonia tra la mia mano e il mio sentire. Di solito mi sento rigida e dura nel coordinare i movimenti del corpo; il disegno è il solo momento in cui tutto diventa più semplice, dico alla mia mano di farsi dolce e delicata nei movimenti, ma forte nella volontà. Non so se mi spiego…la mano deve essere sciolta ma il pensiero che la muove forte, sicuro. Graficamente un segno deve vibrare, è come un tempo musicale, deve modulare la scala dei grigi e riuscire a trasmettere un senso di profondità ed emozione.


A: In Appunti l’immagine dei panni stesi al vento è ripetuta su tutta la superficie dell’opera, potresti accennarci da dove è nato l’interesse per questo soggetto?
L: La passione per le lenzuola che asciugano gonfiandosi nel vento nasce lontano. Non so bene quando, ma essendo così forte la bellezza che ritrovo in quest’immagine suppongo che si leghi a un episodio dell’infanzia che non so ritrovare. Associo a questo soggetto un forte senso di bianco.


A: La nascita di Appunti è stata influenzata da qualche opera letteraria o artistica?
L: Per Appunti non ho avuto un vero e proprio testo di riferimento, ma ricordo che in quel periodo c’era un libro che leggevo e rileggevo; si intitola “Affrontare la musica” di Paul Auster ed è una raccolta di poesie.
A livello formale invece mi ero appassionata molto all’opera di Jorinde Voigt, giovane artista tedesca.


A: Sfogliando i tuoi libri d’artista e osservando i tuoi lavori abbiamo notato che l’opera Verrà la morte si discosta dal tuo consueto approccio tra parola e immagine. Potresti spiegarci il motivo?
L: Verrà la morte è il primo libro d’artista che ho realizzato, s’inspira ad una poesia di Cesare Pavese il cui titolo è proprio “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”; ho tentato di trovare delle immagini che esprimessero la meravigliosa profondità di quei versi. Si tratta del primo approccio con il genere del libro d’artista, e allora, un po’ ingenuamente, ho sentito la necessità di seguire passo a passo un testo, di renderlo esplicito. Nei lavori successivi ho abbandonato il rigido accoppiamento testo-immagine, continua ad esserci ma in maniera più nascosta. Un’altra grande differenza con i libri successivi è il non aver utilizzato l’incisione, credo che “Verrà la morte” si contraddistingue per il suo aspetto decisamente pittorico e per essere un pezzo unico, quasi un punto di partenza.


lunedì 14 febbraio 2011

ELITA SUNDAY PARK | Milano | 20 Febbraio 2011

Laura Bisotti
a cura di Alterarti
in occasione di ELITA SUNDAY PARK – Round #3
Milano - 20 febbraio 2011


Laura Bisotti
Laura Bisotti, nasce a Piacenza nel 1985. Si forma fra l’Italia e l’estero. Nel 2009 partecipa al progetto residenza di Fundacion BilbaoArte (Bilbao). Nel 2010 consegue il diploma in Grafica d’Arte presso l’Accademia d’arte di Bologna e da subito sviluppa una sensibilità nei confronti della precarietà dei materiali e la frammentarietà del segno. Nel 2009 espone alla Settima Biennale Internazionale di Incisione Contemporanea di Liège (Belgio), nel 2010 consegue il primo premio nella sezione Pittura del Premio Celeste e partecipa a progetto M.U.S.A.. Tra i progetti futuri, la sua mostra personale presso la Fundación BilbaoArte, Bilbao (Spagna) e la Biennale Internazionale d’Incisione NovaCaixaGalicia, Ourense (Spagna).

Le opere di Laura Bisotti sono una fusione tra immagini, parole e segno, una pittura verbale. In cui foto, architetture, cartine geografiche come frammenti di pensiero si uniscono al segno, inciso o disegnato. Le singole unità diventano un insieme, precario e leggero, un’idea, mossa dalla brezza del vento che smuove la nostra mente - come i teli stesi, soggetto ricorrente nei suoi lavori - verso un mondo evocativo, mai preciso e delineato. Un senso di narrazione confuso ed effimero affiora dalle sue opere e invita ad una dimensione più intima, silenziosa e lontana, di cui il reale è solo una percezione iniziale. Come l’orizzonte, altro tema di ricerca dell’artista, che con il suo duplice valore di linea di limite o di infinito, invita l’osservatore alla meditazione.

Alterarti
Alterarti è un gruppo di progettazione e diffusione di linguaggi contemporanei. 
La volontà è quella di lavorare con artisti e realtà che si muovono al di fuori dei grandi circuiti dell’arte, proponendo azioni di rottura, di ricerca e denuncia.
Aperto a tutte le forme di contaminazione, indaga e cerca di raccogliere nuove figure artistiche, allo scopo di alterare le sensibilità e di rigenerare il senso critico.
Alterarti è una riflessione sul continuo progredire/regredire delle offerte culturali che ci circondano, catturando nuovi stimoli e proposte che nascono sul territorio.


Teatro Franco Parenti 
Via Pier Lombardo, 14 
Milano, 20135 
Ore 12.00 - 24.00
Ingresso gratuito